Mentre nel calendario abbiamo solitamente 365 giorni, la rivoluzione terrestre, ovvero il transito completo della Terra intorno al Sole, richiede esattamente 365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 45 secondi. Pertanto se non aggiungessimo 1 giorno ogni 4 anni il calendario umano e quello astronomico risulterebbero progressivamente più sfasati tra loro. Vediamo, però, la questione nel dettaglio.
La prima civiltà ad aggiungere tale giorno fu quella romana. Più precisamente il calendario giuliano fu elaborato dall' astronomo egizio Sosigene di Alessandria e promulgato nel 46 a.C. in qualità di pontefice massimo da Giulio Cesare, da cui prese il nome. Prevedeva di aggiungere 24 ore prima delle idi di Marzo, denominando tale giorno bis sexto kalendas Maritias. Da tale locuzione deriva l'aggettivo bisestile dato che bisextus significa “due volte sesto”. In altre parole, tale giorno corrispondeva inizialmente al 24 febbraio che veniva ripetuto due volte negli anni appunto bisestili. Solo in seguito si pensò invece di aggiungere un giorno a fine mese, introducendo quindi il 29. Questo in quanto l'anno romano iniziava il 1 marzo e, quindi, l'aggiunta veniva fatta a fine anno.
Purtroppo, però, che prima di Cristo, non esisteva una regola fissa e l'applicazione del correttivo era demandato discrezionalmente a decisioni politiche. Inoltre, sebbene il primo anno bisestile fu il 45 a.C, si decise che il 46 a.C sarebbe durato 445 giorni, ovvero 85 giorni in più, al fine di riportare l'equinozio di primavera al 21 marzo. Furono, quindi, aggiunti ben due mesi, uno di 33 e uno di 34 giorni, fra i mesi di novembre e dicembre, operazione che fece soprannominare tale anno, annus confusionis. Solo dopo la nascita di Cristo di fatto venne introdotta la prima regola grossolana di un giorno in più ogni quattro anni.
La differenza con l'anno solare, detto anche tropico, risulta così ridotta a soli 11 minuti e 14 secondi circa, una precisione comunque molto accurata per l'epoca. Tuttavia, questa differenza, pari a circa un centesimo di giorno, si accumulò col passare dei secoli, causando la perdita di un giorno circa ogni 128 anni e spostando di fatto indietro l'inizio delle stagioni. Tale distorsione era ben nota agli astronomi medievali tanto che anche Dante vi accenna nel canto XXVII del Paradiso ai versi 142 e 143: Ma prima che gennaio tutto si sverni per la centesma ch'è là giù negletta.
Fu, quindi, Papa Gregorio XIII a ripristinare una miglior sincronia tra il calendario umano e quello astronomico dapprima annullando i giorni dal 4 al 15 ottobre del 1582 e, poi, adottando la seguente regola: sono bisestili tutti gli anni divisibili per quattro, ad eccezione dei secolari che lo sono solo se divisibili per 400. In altre parole, non lo è stato il 1900 perchè non divisibile per 400 ma lo è stato il 2000 perchè divisibile per tale numero. Non lo saranno invece il 2100, il 2200 e il 2300 ma lo sarà il 2400. Il calendario gregoriano riduce l'errore a soli 26 secondi, ovvero perderebbe un giorno solo ogni 3.323 anni circa.
In alcune zone d'Italia, come l'Emilia Romagna, l'anno bisestile è detto anche "l'anno della balena" derivato dalla credenza popolare errata che questi animali partoriscano ogni quettro anni. Esiste, poi, un Honor Society of Leap Year Day a cui si possono iscrivere tutti i nati il 29 febbraio che ha come mascotte una rana salterina per indicare un giorno che salta di quattro anni in quattro anni.
Per la sua "rarità" relativa, il 29 febbraio è anche stato scelto per celebrare la giornata mondiale delle malattie rare.
Recensione didattica e cultutale del Prof. Massimiliano Noseda.
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