OTHELLO E DESDEMONA A VENEZIA
opera di Theodore Chasseriau
"La tragedia di Othello, il moro di Venezia" è una tragedia in cinque atti, scritta da William Shakespeare nel 1603 e rappresentata per la prima volta l'anno successivo al Whitehall Palace di Londra.
Il successo dell'opera shakespiriana e il suo epilogo hanno reso Othello "il geloso" per antonomasia nell'immaginario comune sebbene le situazioni descritte nella trama propongano una vasta gamma di sentimenti ed emozioni non sempre ben esplorata e valorizzata.
Iago a Othello, atto III, scena III « Oh, guardatevi dalla gelosia, mio signore. È un mostro dagli occhi verdi che dileggia il cibo di cui si nutre. Beato vive quel cornuto il quale, conscio della sua sorte, non ama la donna che lo tradisce: ma oh, come conta i minuti della sua dannazione chi ama e sospetta; sospetta e si strugge d'amore! »
Per sviluppare la trama di Othello, William Shakespeare prese spunto da una raccolta di novelle "Ecatommiti" del poeta e drammaturgo ferrarese Giambattista Giraldi Cinzio ( 1507-1573 ). Tuttavia, la versione shakespiriana presenta un epilogo differente. Infatti, mentre l'Othello di Cinzio non si pente mai dell'uccisione della moglie e verrà a sua volta ucciso dopo un vano tentativo di fuga da Venezia, quello di Shakespeare, sarà invece vinto dal rimorso per le sue azioni dopo la confessione di Emilia e si toglierà spontaneamente la vita ricadendo sul corpo di Desdemona, il cui nome deriva dal greco e significa "sfortunata". Pertanto Shakespeare non riprende la morale di Cinzio che sembrerebbe invece suggerire che le donne europee non dovrebbero sposare uomini di altri paesi, spesso incontrollabili nelle loro azioni e reazioni.
Quello della differenza razziale resta comunque un tema presente anche nell'opera shakespeariana tanto che la tragedia stessa ha come sottotitolo "Il Moro di Venezia". Tuttavia, si noti che in epoca elisabettiana con il termine moor, ovvero moro, si poteva indicava sia un arabo, sia un nord-africano, sia un abitante dell'Africa subsahariana e che le caratteristiche fisiche di Othello proposte da Shakespeare stesso non ci consentono di definire con certezza la specifica etnia di appartenenza come avviene invece in altre opere ( un moro d'Arabia ne "Il mercante di Venezia" o un moro africano nel "Tito Andronico" ). Si osservi inoltre che anche la frase di Othello "Haply for I am black" indica semplicemente l'essere bruno. Tuttavia la maggior parte dei registi e degli adattatori ha sempre preferito un'interpretazione subsahariana del protagonista.
In "Othello", William Shakespeare sovverte il tradizionale simbolismo occidentale secondo cui il bianco è sinonimo di bene e purezza mente il nero di male e morte. Si pensi a tal proposito ai colori utilizzati ancora oggi per gli abiti dalla sposa nella cerimonia nuziale o in segno di lutto per la perdita del consorte. Il pubblico contemporaneo all'autore avrebbe di certo considerato a primo acchito un milite di carnagione chiara simbolo di onestà mente uno di carnagione scura come emblema di malvagità e barbarie. Da quest'ottica non meraviglia quindi l'epilogo che vede l'uccisione di Desdemona da parte di Othello. Tuttavia, a voler meglio osservare, nella tragedia di Shakespeare il personaggio di carnagione scura ( Othello ) è nobile e cristiano mente quello di carnagione chiara ( Iago ) intrigante e menzognere. Iago è infatti la vera forza motrice dell'azione, il burattinaio che muove i fili della scena a suo unico vantaggio, il manipolatore di menti in grado di utilizzare magistralmente le parole per influenzare pensieri, emozioni e reazioni degli altri personaggi e in particolare di Othello. Ciò premesso, non è per Iago difficile dipingere Othello come è "cavallo barbaro" che copre Desdemona o un "caprone nero" che come da animale la monta con corna sataniche soddisfa i suoi istinti primordiali con la consorte. L'inganno di Iago è chiaramente visibile a chi è in grado di superare il pregiudizio e di distinguere il simbolo dalla realtà contingente mentre è invisibile a chi come Otello, accecato dall'impeto di sentimenti che non conosce e non riesce a gestire, si ferma all'apparenza delle cose. Basti pensare a tal proposito al significato errato che lo stesso Othello attribuisce al fazzoletto e alle sue conseguenze.
Da citare, infine, a proposito di simbolismo è anche il personaggio di Bianca che nonostante il candore suggerito a primo acchito dal suo nome viene presentata come "la prostituta, che vendendo i suoi desideri si compra pane e vestiti". Ma ancora una volta tali appellativi e insinuazioni non sono basate su alcuna prova concreta ma scaturite unicamente dalle parole di Iago e a nulla sembra valere il discorso di discolpa della donna nei confronti del suo accusatore.
Recensione didattica e culturale
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